Certamente ci sono persone che segnano la storia più o meno recente di una comunità. E non perché siano migliori o peggiori di altre. Ogni persona che sale in cielo, durante la celebrazione funebre, viene incensata, come si faceva in antichità per i re e personaggi importanti. Quindi significa che ogni persona per noi cristiani è importante come un re o come una regina.
Ecco, però ci sono persone che segnano la storia di una comunità perché ci dedicano tempo, energia e fantasia e ne diventano significative, perché, come diceva il Piccolo Principe, è il tempo passato con la Rosa che fa la Rosa così importante.
Per Anna, più che di Rosa, parlerei di orchidee, dato che ne era una profonda cultrice.
Ecco, il tempo passato in parrocchia ha fatto di Anna una persona importante e speciale per la nostra comunità.
Parlerei proprio di comunità, perché Anna ha mosso i suoi primi passi con l’ avvio dell’ AlbaMater. Quando Giada e Alex, i suoi nipoti preziosi, hanno iniziato le attività in Sala Africa cominciando insieme a tutti i bambini del catechismo e ai ragazzi dei gruppi a condividere le due parrocchie e gli spazi ricreativi della Mater e del Punto Giovane, Anna si è inserita con tanta umiltà e libertà interiore. Da lei non ho mai sentito parlare di noi e voi, non c’erano quelli dell’Alba e della Mater, ma il suo spirito evangelico la faceva sentire a casa in ogni dove, purché si creassero relazioni vive e gioiose.
Così ha cominciato proprio alla Mater; e quando quel giorno, mentre puliva il bancone del bar mi disse che quel bancone era certamente lo stesso dell’Embassy di Rimini dove ha speso tanti anni della sua vita, ho capito che questa donna aveva qualcosa di speciale. Anna era sempre sul pezzo, non gli sfuggiva alcun dettaglio, perfino alcuni graffi sul bancone, per farle dire con certezza: questo è certamente il bancone dell’Embassy. Ed era proprio così.
Così Anna è entrata con tanta umiltà, in punta di piedi, senza assolutamente mai mettersi in vetrina nella comunità AlbaMater e poco a poco sarebbe diventata punto di riferimento per diverse iniziative pastorali di aggregazione.
Questo è lo spirito evangelico. Lei che certamente le cose le faceva bene non si è mai permessa di giudicare chi prima di lei operava in modo dissonante ai suoi schemi.
L’Unità si raggiunge così, con tanto rispetto per chi ha operato prima di noi. Per questo direi che Anna è stata uno dei frutti più belli di questa comunione fra parrocchie, comunione che stenta ancora a decollare. Non solo frutto prezioso, ma ora anche testimonianza da seguire.
La Sala Africa ha ricominciato così a vivere con tantissime iniziative: dalle tombole, all’oratorio, alle partite di calcio televisive, agli spettacoli teatrali e poi il cinema e i concerti. E l’Anna è sempre stata in prima linea ad organizzare banchetti, riassestare il bar, fare i servizi che necessitavano e tutto questo col sorriso sul volto e pensieri positivi nella testa. Personalmente non l’ho mai sentita parlar male di nessuno. Allo stesso tempo si accorgeva subito di situazioni conflittuali e mi indicava alcuni consigli pratici per rimediare.
Il servizio in Sala Africa che lei operava era sempre finalizzato a creare relazioni. Così diventava punto di riferimento per tante amiche e amici fino ad organizzare con loro e per loro compleanni e corsi di ballo.
Pian piano e, sempre dietro le quinte, Anna ha costruito belle relazioni all’interno della Comunità AlbaMater.
Si è poi inserita nella ventennale settimana bianca, e proprio nel momento di bassa, quando stavamo pensando di chiudere l’esperienza, lei, insieme ad altre otto persone, è venuta con noi dando continuità all’esperienza. Grazie alla sua presenza, la settimana bianca è ritornata a rivivere e negli anni, sfidando e attraversando gli anni del Covid, siamo ritornati ad avere numeri importanti.
Anna l’ho ritrovata sempre nei momenti più difficili nella vita della Comunità, sempre ad infondere fiducia e ottimismo a tutti. Il suo segreto stava nel suo decisionismo che si giocava in maniera personale. Pur rispettosa delle gerarchie, non aspettava la manna dal cielo. Se vedeva che una cosa era possibile e faceva bene alle persone, si buttava.
Così l’ultimo frutto in parrocchia è stato il rivitalizzare la casina della beneficenza. Ecco, anche questa struttura realizzata ormai vent’anni fa, doveva aspettare le persone giuste per vivere. Così ai tempi di Zucchino era punto di riferimento per centinaia di bambini che assistevano agli spettacoli dei burattini, poi dopo un periodo di bassa, è arrivata Anna a rivitalizzarla con il suo memorabile mercatino che ci ha consegnato quasi in eredità pastorale. La casina è diventato atrio, cioè spazio di incontro per tanti turisti sulla soglia.
Non sono le strutture a fare la pastorale, ma sono le persone che gestendole con creatività e fedeltà fanno vivere la comunità parrocchiale. Anna ha fatto così. Il bar, la Sala Africa, le settimane bianche, la casina… tutto è stato rivitalizzato, quasi come in un cartone della Disney.
E poi è arrivata la malattia. Improvvisa, spietata, implacabile. Un po’ come era lei, decisa e veloce. L’ ultimo messaggio, con tanto di foto e di preghiera, gliel’ho spedito sulla vetta del Cristo Pensante sul Passo Rolle. Era un selfie con Alex. Facendo memoria a quella statua di Gesù che si ergeva con una mano sulla fronte, comunicando una postura pensierosa e riflettente, ho pensato che anche Lui, Gesù, di fronte alle malattie e alla sofferenza avesse avuto tante domande durante la sua vita terrena. Come noi oggi di fronte a questa vita di Anna, aggredita dal tumore e dalla morte. Ma a cosa servirebbero ora tante domande? Il male è e rimarrà un mistero. E Gesù stesso, pensando e ripensando, capisce che non si può evitare, tant’è che decide di affrontarlo. Lui Dio, non è venuto sulla terra per eliminare il male, il dolore e la morte ma è venuto per condividerlo. Ma non è finita qui. Il suo pensare è andato oltre. La sua scelta, non è stato un arrendersi alla vittoria della morte sulla vita, anzi il contrario. Ha adottato l’unica strategia per vincere la morte: affrontarla e sconfiggerla in campo nemico!
In questi giorni come sapete sono in campeggio con i ragazzi, Sapendo delle condizioni dell’Anna sono sempre stato con l’orecchio al cellulare. Ebbene, l’altra mattina, entro in una galleria fra i monti, una galleria corta ma molto buia, .. ecco appena entrato mi arriva un messaggio dalla Patrizia: Anna è salita al cielo. Ho colto immediatamente il segno del tunnel buio. Un momento di panico. Poi andando avanti in fondo si intravedeva la luce. Sono uscito: … il sole!
Anna è in cielo! Ho ricordato allora quel racconto di un sogno che Anna fece qualche mese fa e di cui Roberta si è fatta portavoce. Giada la sua carissima nipote, era appena partita per una esperienza personale di alcuni mesi. Era intorno Febbraio ed Anna ancora non aveva avuto sentore di nulla circa la malattia. Ebbene quella notte sognò che suonava la porta e Giada ritornava a casa. Poi si trovò immersa in un posto bellissimo. Un paradiso! … Che dire? Forse che i sogni non ci raccontano anche il nostro destino? Proprio la settimana scorsa Giada è tornata, ha salutato la nonna e lei pochi giorni dopo è entrata in coma.
Ora Anna sei con noi. Anche qui a Canazei con tutti i ragazzi delle nostre comunità. Quando due anni fa, come in questi giorni, ricevetti dall’ospedale alle 4,30 di notte la telefonata che mio babbo era morto, il mio rammarico era non essere stato lì nel momento in cui spirava. Ma poi subito una certezza: ma mio babbo è qui con me in questa stanza da letto e gli posso dire quello che voglio! Ora Anna sei dappertutto. Mi spiace tanto non essere presente li in questo momento nella chiesa dell’Alba che immagino gremita di tanta gente, ma son contento perché c’è Valerio che rappresenta una unica comunità, quella in cui hai creduto.
Con la mia preghiera ti raggiungo da questi monti pieni di meraviglia e di grazia divina. Ci mancherai tantissimo ma sono altrettanto certo che non mancherai di farti sentire con il tuo abbraccio spirituale.
Riposa e vivi in pace!