Grazie ai tablet i nativi digitali sono protagonisti di una rivoluzione dell’apprendimento. E c’è chi parla di nuovo metodo Montessori
I bambini touch
MASSIMO VINCENZI
“Inativi digitali hanno vinto la battaglia ed è questa la loro fortuna”. Marc Prensky, lo scrittore americano che ha inventato il termine non ha dubbi. E la rivoluzione dei figli della nuova era prima ancora che nelle ricerche scientifiche è scritta nella vita di tutti i giorni. Basta guardarsi attorno per notare la facilità con cui i bambini padroneggiano iPad, tablet e smartphone. E la vera novità, “la battaglia vinta”, è che questa loro abilità li renderà (giurano gli studiosi) ragazzi e poi adulti più intelligenti, più svegli, più preparati dei loro fratelli maggiori, per non parlare dei loro genitori. Molti dei quali però restano scettici sul confine ad osservare quel che accade: “Ma commettono un grave errore. In un mondo dove tutto è schermo, tutto va veloce, pretendere di usare ancora i vecchi metodi per attirare l’attenzione è fatica sprecata. Oltre che dannosa. Il flusso va governato non ignorato”, spiega ancora Prensky.
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Categoria: Articoli interessanti
Eugenio Scalfari, non credente scrive su Dio e Gesù
CULTURA
Lettere laiche
DIALOGO CON I NON CREDENTI NEL NOME DI GESÙ DI NAZARETH
EUGENIO SCALFARI
Carissimo amico non credente, così comincia il libro di Vincenzo Paglia e il titolo lo rispecchia fedelmente:
A un amico che non crede (Piemme). Ma in realtà quelle 230 pagine, dense di riflessioni, citazioni e narrazioni, sono dirette all’uomo in quanto tale, credente e non credente, cristiano o non cristiano.
Mi sento tra i destinatari di questa lunga lettera anche perché Vincenzo, anzi don Vincenzo, lo conosco da vent’anni e forse più e la conoscenza è diventata amicizia e scambio di sentimenti e pensieri. Pensieri discordi nelle reciproche conclusioni, ma coincidenti nel metodo, cioè nel dialogo alla ricerca di quanto i laici non credenti debbono alla storia e all’esperienza cristiana e reciprocamente quanto i cristiani debbono al pensiero critico dei non credenti e alla sua storia.
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La depressione come viltà etica che porta alla violenza
Se fallisce il nostro Io esplode la violenza
MASSIMO RECALCATI
LA SPINTA alla violenza cieca, alla sopraffazione, all’odio invidioso, alla distruzione dell’altro non è una patologia, ma accompagna da sempre, come un’ombra, la storia dell’uomo.
Non è un caso che l’Antico Testamento si apra con il gesto atroce e ingiustificabile di Caino. Il punto scabroso è che uccidere il proprio fratello non appartiene al mondo animale, ma al mondo umano. È un aspetto – terrificante – dell’umano sul quale non bisogna chiudere gli occhi. Il crimine non è infatti la regressione dell’uomo all’animale – come una cattiva cultura moralistica vorrebbe farci credere – , ma esprime una tendenza propriamente umana.
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