Iverna McGowan di Amnesty:
Teme che una formula di questo tipo apra la porta a nuovi licenziamenti?
«È possibile. Anziché tutelare quelle donne che indossando il velo vogliono solo esprimere i valori della propria cultura, la sentenza offre anzi una scappatoia a chi vuole agire in maniera discriminatoria. Azione particolarmente grave in questo momento, con i musulmani sempre più sotto attacco in Europa e già duramente discriminati nelle scuole e nei posti di lavoro».
Indossare simboli religiosi è un diritto?
«Se si tratta di una libera scelta, se non ci sono pressioni in tal senso, senz’altro sì. Tutti hanno il diritto di esprimere la propria cultura, le proprie tradizioni, i propri valori religiosi attraverso uno specifico modo di vestire. E comunque c’è un’attenzione morbosa solo verso i simboli della fede islamica, il velo delle donne su tutti».
Molti lo considerano un simbolo di oppressione…
«Se la scelta è libera, se non ci sono pressioni bisogna rispettare il diritto delle donne a manifestare così la propria fede. Invece quello a cui assistiamo è il linciaggio di una cultura. Purtroppo viviamo in un’epoca dove anche identità religiosa e aspetto esteriore sono diventati terreno di scontro politico».
Anche la sentenza entrerà nel dibattito politico europeo?
«Le retorica xenofoba e sempre più forte in Europa. Sicuramente questa sentenza sarà utilizzata da Marine Le Pen nella campagna elettorale francese. E poi, essendo un giudizio della Corte di giustizia europea, influirà sulle scelte e sulle prossime leggi di tutti i paesi europei».
Come pensate di reagire?
«Ci saranno senz’altro sfide legali a quanto i giudici hanno scritto ieri. Nel frattempo bisogna monitorare come verrà messa in pratica la sentenza. Capire se i nostri timori di ulteriori discriminazioni sono effettivamente fondati».