Omelia per Anna

L’altra domenica, per la messa dell’unzione, Anna, insieme ad Otello è venuta a ricevere l’olio degli infermi, cioè la presenza consolante di Gesù che attraverso i suoi sacramenti sempre ci infonde una pace profonda e certa. Chissà se Anna se lo sentiva che sarebbe arrivato il suo momento. Un giorno, magari, glielo domanderemo in paradiso.
Sta di fatto che, in questi anni, ho sempre constatato in Anna il bisogno di essere confermata dai sacramenti della Chiesa. Che il suo corpo la seguisse o meno, lo spirito era forte e la spingeva a confessarsi, a comunicarsi e, quest’ultima volta, a ricevere l’olio santo.

I ricordi più belli che ho dell’Anna sono scolpiti proprio nei momenti di intimità con Gesù, quelli appunto della confessione. Quella scorza di donna burbera, nel segreto del confessionale, si sgretolava di fronte alle sue riconosciute e consapevoli fragilità. Lí riconoscevo tutta la grandezza di questa donna, forte, caparbia ma anche umile e impaurita. 

La confessione Anna la viveva regolarmente il primo venerdi del mese nei primi anni del mio ministero qui all’aba; poi quando si è ammalata ha rallentato il ritmo, ma non ne poteva fare a meno. Il venerdì era il suo giorno, ma non per una devozione personale, quanto per la purezza di poter portare Gesù, come ministra straordinaria, agli ammalati. Sentiva che doveva lei per prima purificarsi per poi purificare. 

Poi appunto con i suoi acciacchi ha dovuto lasciare il ministero e la responsabilità pastorale. Ma la confessione appena poteva la chiedeva con forza. I sacramenti, le benedizioni i rituali sacri erano per lei un recinto che la custodivano interiormente. Il corpo era ormai consumato, ma la forza interiore no quella era viva.

Un altra cosa che mi ha sempre colpito di Anna era che quello che insegnava lo metteva in pratica. Oggi festeggiamo nella liturgia la festa della cattedra di san Pietro. Non si trova in nessun altro giorno la festa di una cattedra. Non sarà un caso neppure questo, dato che la cattedra di insegnante è stata la sua vita. Ma una cattedra è vera se credi a quello che insegni. Di Anna si poteva forse essere in disaccordo con lo stile e il modo con cui diceva e insegnava le cose, ma ineccepibile era la sintonia tra i contenuti che insegnava e la vita che conduceva. Qualche volta abbiamo discusso su verità teologiche che lei dava per assolute. Ma devo dire che non era poi così testarda, cercava solo ulteriori chiarezze. 

Cara Anna ora ci salutiamo. Con tanti santi teologi a fianco avrai certamente insegnanti degni. Dal cielo prega per noi e per i tuoi cari. In primis i tuoi figli a cui hai voluto bene trattandoli con amore e con giustizia, pur trattandosi sempre di una giustizia col cuore di una mamma. Prega per Otello il tuo caro marito e per le tue sorelle e per la nostra comunità, e soprattutto per i ministri … dal cielo magari dacci una mano a trovarne altri con la stessa tenacia e perseveranza che hai avuto tu.

Omelia della Notte di Natale 2015

Provo a raccontarvi questa sera come nasce il 25 di Dicembre come giorno di Natale. Più che un omelia sarà una catechesi, ma penso tornerà utile a ciascuno.I primi cristiani non conoscevano il Natale. Diciamo che almeno fino al terzo secolo non si è mai festeggiato il compleanno di Gesù. E sapete perché? Semplicemente perché non si riteneva necessario festeggiare una nascita in terra, quando la vera novità del Vangelo stava nella nascita al cielo. Il centro era la Pasqua, con la morte e la resurrezione di Gesù.

Ma non era questo l’unico motivo.

Dobbiamo sapere che i cristiani nei primi secoli quando pregavano si direzionavano, un po’ come fanno oggi i mussulmani verso la mecca. Ecco i cristiani, quando pregavano si voltavano sempre verso est. Le stesse chiese erano tutte direzionate verso est. E sapete perchè? Perchè ad est nasce il sole.

Proviamo ora a mettere insieme qualche pezzo: non si festeggiava il Natale, ma si pregava ogni giorno rivolti verso la nascita del sole. La metafora era chiara: il sole è Gesù.

Quindi i cristiani dei primi secoli non avevano bisogno del giorno del Natale perché ogni giorno ricordavano la nascita di Gesù con la postura della propria preghiera ed era sempre sottintesa la preghiera del Benedictus in riferimento al Messia: “Verrà a visitarci dall’alto come sole che sorge”. Fin qui tutto chiaro.

Ad un certo momento della storia però nasce un problema.

Racconta così san Leone Magno in uno dei suoi memorabili sermoni: “sappiamo che alcuni cristiani prima di entrare nella basilica di San Pietro apostolo, dedicata all’unico Dio, vivo e vero, dopo aver salito la scalinata che porta all’atrio superiore, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto sempre più spesso per ignoranza e in parte per mentalità pagana”.

Cos’era successo? Continue reading “Omelia della Notte di Natale 2015”