Per l’ex portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls il suo segreto è saper adattare i concetti al mezzo con cui comunica
“Sa convincere le folle con un linguaggio diretto e concreto”
CITTÀ DEL VATICANO
JOAQUÍN Navarro-Valls, portavoce vaticano con Wojtyla, Francesco conquista le folle. Qual è il segreto?
«È chiaro che il suo è un dono non comune. Si basa su due presupposti di fondo. Il primo è che egli ha qualcosada dire.
Spesso invece molti parlano senza avere nulla da dire. Non così lui. Il secondo è che sa adattare ciò che vuole dire al mezzo con il quale comunica e all’occasione nella quale è chiamato a comunicare. Francesco sa bene, ad esempio, che non è la stessa cosa parlare durante un’omelia o dalla sua finestra in Vaticano oppure davanti a dei giornalisti».
La chiarezza dei concetti che esprime è studiata?
«La sua è una chiarezza di radici esperienziali: è chiaro perché conosce dopo aver vissuto e non soltanto perché ha studiato. Tanto che quando gli è stato chiesto di esprimersi in merito a temi che non conosceva ha detto: “Non so”. Invece, partendo dalla sua esperienza sa entrare nel cuore della gente che dopo averlo ascoltato riconosce la realtà e dice: “È vero!”. Le sue parole non sono mai un’astrazione concettuale. Egli parla ai singoli, mai in generale o alla “società”. È l’itinerario inverso del demagogo che parla sempre alla “gente” e mai alla “persona”. Ma c’è qualcosa di più. Ed è il fatto che i suoi discorsi spesso contengono un solo concetto. Dice una cosa e la dice senza distrarsi da altro, senza divagare su altri temi. Per questo ciò che dice convince. Il suo scopo non è “vincere” in un contrasto di opinioni, ma “convincere” che èben diverso. Egli non intende mettersi in opposizione dialettica con chi lo ascolta, ma dire ciò che pensa consapevole che la verità convince da se stessa».
Molti osservatori paragonano la forza comunicativa di Francesco a quella di Giovanni Paolo II. È così?
«Tutte le persone che sanno comunicare hanno delle consonanze, almeno formali. Ci sono sfumature diverse ma anche tante corrispondenze. Il Wojtyla comunicatore era agganciato a una grande densità di pensiero, aveva studiato e pensato molto. E conosceva molto bene i parametri della modernità. In particolare la sua concezione sulla persona era brillantissima; arricchita anche per la sua esperienza vissuta dei drammi dell’umanità. In Francesco vedo il collegamento con la propria esperienza pastorale e anche umana. Riporta tutto alla propria esperienza, come quando gli hanno chiesto se era difficile la convivenza in Vaticano con un altro Papa. “È come avere un nonno in casa”, ha risposto pensando alla sua famiglia e alle famiglie che ha conosciuto».
In Francesco l’annuncio del Vangelo come misericordia viene prima dell’enunciazione dei princìpi?
«Per lui il fatto della fede è inestirpabile dall’annuncio della fede stessa. L’ha detto anche in Brasile ai giovani: “Andate in tutto il mondo senza paura”. Insomma, la comunicazione della fede non è un’aggiunta alla fede stessa ma è parte essenziale di essa». (p. rod.)
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