Probabilmente non avrai ricevuto quest’anno un ramoscello di Ulivo come è di tradizione. Forse non lo sai, ma il ramoscello oltre il ricordare il festoso ingresso di Gesù in Gerusalemme, ci ricorda quel ramoscello che la colomba riportò sull’arca di Noè.
Dopo quaranta giorni e quaranta notti, Noè non ne poteva più di stare nell’arca. Non doveva essere facile vivere chiusi in mezzo a tutti quegli animali e il passare dei giorni aveva reso via via più faticosa la convivenza familiare di quelle otto persone.
Non solo: i disagi si accompagnavano all’incertezza di mille domande su cosa stava accadendo all’esterno, in quel mondo trasformato dal diluvio in un’immensa distesa d’acqua. Quanto ancora sarebbe durato? Cosa avrebbero trovato là fuori? Come sarebbe ricominciata la vita? Poi il diluvio cessò, l’arca si posò sulla cima di un monte e le acque iniziarono lentamente a scendere. Dopo due tentativi per capire la situazione, la Scrittura racconta che Noè «di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo» (Gen 8,10-11).
Questa foglia di ulivo oggi ce l’hanno disegnata i nostri bambini. Vi chiediamo di appenderla in qualche parete visibile della casa e magari ogni tanto fermarsi davanti per una preghiera…una semplice Ave Maria. Sono disegni benedetti! Li benediciamo tutti nella Messa delle Palme. Pur a distanza ma la benedizione passa 70 muri!!!
E poi sarebbe ancora bello che in questi giorni ognuno si adoperasse per trasformare questo messaggio di speranza in qualcosa di concreto da vivere con le persone che abbiamo intorno, diventando come un ramoscello di ulivo per la propria famiglia.
don franco, don Valerio e don marco