Riflessione sul film Poetry

Poetry

Poetry.

Corea del Sud. Yang Mija è un’anziana signora, elegante, gentile e rispettosa nei modi.Ama la vita, i fiori e la bellezza . Da quando la figlia separata ha trovato lavoro fuori città, Mija si occupa del nipote che vive con lei. 

 Con fatica e in solitudine, ma anche con grande serenità, ella si prodiga ogni giorno per crescere quell’unico nipote ormai adolescente, potendo contare soltanto su un sussidio dello Stato e un lavoretto a ore come governante presso un anziano disabile; tutto senza ricevere alcun aiuto da parte della figlia. 

Il ragazzo sembra non apprezzare troppo le mille attenzioni e i sacrifici della nonna; apparentemente  distratto e viziato, vive rinchiuso nella sua stanza, ricercando solo le cose che più gli interessano e che più gli piacciono : gli amici, il cellulare, il computer e la musica a tutto volume. 

Per la maggior parte del film il ragazzo “sguscia” fuori dalla sua stanza solo per mangiare, siede di spalle alla nonna e risponde a monosillabi alle sue domande, senza nemmeno voltarsi a guardarla. Insegue solo il principio del piacere e, come molte persone immature, maschera d’ insofferente sufficienza la propria fragilità.

La nonna in un primo tempo sembra tollerare e non dare troppo peso ai suoi comportamenti, considerandoli come una cosa normale per l’età e destinata a scomparire con il passare degli anni e il crescere del ragazzo. Dunque anche la nonna, all’inizio del film, in qualche modo è distratta, non pienamente consapevole…

Ma accadono ben presto due fatti gravissimi che mandano all’aria il finto equilibrio delle loro vite :  alla nonna vengono diagnosticati i primi sintomi di demenza senile (Alzheimer) e  una giovane compagna di scuola del ragazzo si getta da un ponte, togliendosi la vita.

La nonna decide di portare da sola il peso della terribile verità che riguarda la sua malattia e di non condividere le sue preoccupazioni con nessuno, nemmeno con la figlia. Tornata a casa dall’ospedale trova il nipote ancora a letto, ripiegato su se stesso in posizione fetale, ma in quel momento della storia la nonna non riesce ancora  a vedere chiaramente la sofferenza che il ragazzo nasconde dietro alle apparenze…

Molte volte i giovani sembrano indifferenti e incapaci di esprimere delle emozioni;  in realtà col loro atteggiamento di distacco stanno difendendosi dal bombardamento esagerato di emozioni che stanno provando dentro di loro.

 Non sono capaci di gestirle e quindi preferiscono negarle, ma chi li guarda e li ascolta in profondo normalmente dovrebbe” vedere” e “sentire” tutte le  emozioni degli adolescenti e, da adulto chiarificato e ricomposto, dovrebbe aiutarli ad accoglierle e a manifestarle in modo costruttivo.

A pranzo Mija chiede al nipote notizie della ragazza morta perchè quel mattino, uscendo dall’ospedale ha assistito  impotente al dolore di sua madre. Ma il ragazzo svia il discorso e mente alla nonna, dicendo di aver conosciuto solo di vista quella ragazza. 

Di lì a poco la nonna scoprirà che il nipote per mesi ha più volte violentato insieme ad altri cinque amici la ragazza nell’aula di scienze della scuola. La ragazza non riuscendo a superare il trauma si è uccisa, ma prima di farlo è riuscita a scrivere ogni cosa nel suo diario che la mamma ha già letto.

Qui crolla davvero il mondo di Mija che, sia per questo che per l’arrivo dell’Alzheimer, viene chiamata a diventare una persona nuova.

I padri dei ragazzi coinvolti negli stupri insieme al nipote, le propongono di mettere a posto ogni cosa comprando il silenzio della mamma della ragazza : lei sarà risarcita come lo sarebbe stata alla fine di un processo ma ai ragazzi sarà risparmiata ogni conseguenza legale e penale e tutto verrà insabbiato perché le loro vite non vengano “rovinate” da ciò che di orribile hanno fatto.

La nonna non condivide quella soluzione ma si trova costretta ad accettare anche contro il suo volere e s’impegna a versare la cifra, spropositata per le sue possibilità, per onorare come tutti gli altri l’impegno  e riscattare il nipote e i suoi amici.

Ebbene, i fatti tragici fin qui raccontati, pur restando gli stessi , da un certo punto del film in poi, saranno illuminati dall’incontro di Mija con la poesia e diverranno solo il contrappunto sul quale, a dispetto di tutto, lei riuscirà a scrivere una perfetta melodia. 

Tornando dall’ospedale, Mija trova per caso alla fermata dell’autobus la locandina di un corso di poesia e decide di iscriversi, spinta dal fatto che da bambina la sua maestra le aveva detto che da grande, considerando quanto era brava, sarebbe potuta certamente diventare una poetessa.

 Questo ricordo che riaffiora dall’inconscio sembra un particolare e invece  è importantissimo perché conferma che immenso è il potere che hanno gli adulti di riferimento di ogni bambino di instillare o meno in lui l’autostima e la capacità di credere in se stesso. La qualità delle relazioni, le scelte di vita e la felicità di ogni essere umano sono in buona parte determinate da esse… Quante volte ce ne dimentichiamo o non ne teniamo sufficientemente conto!!!

L’incontro con la poesia di fatto  permetterà  a Mija di vivere con uno sguardo nuovo i fatti e le situazioni che dovrà affrontare durante l’ultimo periodo di lucidità della sua vita. Le permetterà di trasformare la sua stessa vita in una poesia.

“La poesia è in ognuno di noi, dobbiamo solo imparare a farla uscire. Per riuscire a far questo bisogna imparare a vedere. Dobbiamo imparare ad entrare in contatto profondo con noi stessi , con gli altri e con ogni elemento del creato per riuscire a coglierne l’essenza e non solo la forma apparente. Servono tutti i sensi, serve consapevolezza, bisogna vivere da risvegliati alla vita vera”…. Questo è il messaggio fondamentale che Mija sente pronunciare dal poeta che tiene il corso di poesia e con queste parole lei sola si confronterà davvero nel quotidiano, a differenza degli altri alunni iscritti allo stesso corso.

 Inseguendo il desiderio di scrivere una poesia, Mija comincia ad intraprendere un cammino di consapevolezza che la porterà ad una pienezza di vita e ad una lucidità che le consentiranno di fare le scelte più giuste per se stessa e per gli altri. 

E il tutto avviene, a prima vista per assurdo, in un periodo in cui l’Alzheimer le sta togliendo inesorabilmente la lucidità per portarla giorno dopo giorno all’oblio…

Invece, a ben pensarci,  è proprio la consapevolezza di non avere più tempo da sprecare che induce Mija, a differenza degli altri allievi, a compiere fino in fondo il cammino che ognuno di noi dovrebbe fare in ogni momento.

E’ il sentire l’approssimarsi del buio che la spingerà ad aprire davvero gli occhi alla luce ed è l’incontro con la poesia che  permetterà a Mija di vivere così intensamente quell’ultimo tratto di vita da arrivare pronta a lasciarsi lambire dalle acque scure dell’oblio della mente e della coscienza, perché a quel punto lei potrà sentire che tutto è compiuto.

 Con la nuova capacità che ha sviluppato di entrare in contatto con la Verità,  Mija riesce a “vedere”  che :

-non è bene per suo nipote che lei gli lasci fare ciò che vuole (vedi le carte in terra che lo costringe a raccogliere dopo che ha mangiato)e che continui a proteggerlo e a giustificarlo eccessivamente.

–   che è assolutamente necessario che sua figlia torni ad assumersi il proprio ruolo di madre

–   che potrà preparare il nipote ad intraprendere il proprio cammino di espiazione facendogli capire che la purezza(che è ancora e sempre  comunque ottenibile da ogni uomo ) è la sola via per la gloria

–  sarà possibile per lei aprire una breccia alla possibilità del perdono nel cuore della madre della ragazza che si è uccisa, grazie a un momento di sincera e profonda vicinanza vissuto con lei. 

–  è giusto regalare una tenera autentica carezza all’anziano disabile mentre si sta donando a lui per accomiatarsene. Sarà quel gesto che aprirà il vecchio burbero avaro, alla generosità e alla gratuità. Gli verrà chiesto di dare senza sapere, senza capire e senza alcun tornaconto, ed egli alla fine, in nome di quella carezza ricevuta lo farà (… e nel farlo salverà anche se stesso!).

Soprattutto grazie alla poesia, Mija riesce a vedere che per innescare un circolo virtuoso può solo partire da un onesto lavoro su se stessa;  è solo cambiando noi stessi che possiamo sperare di cambiare il mondo e le persone che ci vivono accanto.

Mija diventa una persona luminosa perché riesce a vedere la bellezza nascosta in ogni cosa e in ogni essere umano e tutti sono chiamati a diventare il meglio di ciò che possono essere quando accettano di entrare seriamente in relazione con lei (come accade a tutti noi con Gesù…!). 

Il capo della polizia che si presenta in pubblico come un materialone volgare( perché in realtà ha paura di entrare in contatto con la sua grande sensibilità) è costretto con lei a vivere la sua vera natura perché di fatto è soltanto con lui che Mija si lascia andare al pianto e alle confidenze più segrete.

Mija aveva già visto in lui ciò che poteva diventare, come fa Gesù con ogni uomo e donna che incontra.

Mija è luminosa perché ha incontrato se stessa e accogliendosi è divenuta capace di accogliere tutte le miserie dell’umanità.

“Conosco il tuo cuore “ dice Gesù alla Samaritana, il che equivale a dire: “Vedo oltre le apparenze; accolgo tutto ciò che sei stata e che sei per aiutarti a diventare ciò che puoi essere e sarai. Faccio mio il tuo dolore e la tua vergogna sulla croce, perché tu possa fidarti di me”.

Mija, come fa Gesù, non smette di amare il nipote perché ha sbagliato. Lo orienta al bene, al cammino di espiazione, mentre continua ad amarlo più che mai.

 Gesù è sempre tutt’uno sia con la vittima che con il suo carnefice. I suoi occhi riescono subito a vedere che anche il carnefice è una vittima:  vittima di se stesso e di ciò che ha vissuto e che non ha saputo elaborare. 

Come ultimo gesto condiviso, Mija porta il nipote a mangiare, gli annuncia che l’indomani lo affiderà alla madre e gli chiede di lavarsi, di ripulire il suo corpo, e di mantenersi tutto mondo in futuro. Gli chiede di ritrovare un’unità tra corpo e spirito che in lui si era perduta e che si realizza mantenendosi in “comunione” con tutto e con tutti. 

Non gli chiede solo a parole di intraprendere una strada difficile; vive prima personalmente quel che gli chiede di affrontare,  per convincerlo pienamente a fare lo stesso. Solo allora, il nipote si convince e accetta il suo cammino di espiazione, di redenzione e di rinascita.

Ho travato davvero suggestiva la scena della nonna inginocchiata davanti al nipote mentre asciuga i suoi piedi come fece Gesù coi suoi discepoli la sera dell’ultima cena.

Il giudizio che pensiamo che Dio abbia su di noi e sui nostri errori è solo ciò che noi pensiamo di noi stessi; Lui intanto  è lì, inginocchiato ai nostri piedi, che ci prega di lavarci e di mantenerci puliti perché quella è la sola via per essere felici e per realizzare pienamente la nostra umanità.

La parola religione (letteralmente re-ligo) significa legame col tutto. Con tutte le cose, con tutte le persone, con il Creato intero nel quale Dio si manifesta (come ben sapeva San Francesco…).

Più Mija si addentra in questo cammino più si fa simile, inconsciamente, a Cristo. 

Compiendo i passi di quel cammino, Mija coglie la preziosità del sacrificio e del dolore (le susine cadute ai piedi dell’albero che scopre essere dolcissime) ed entra talmente in contatto con “i fiori rossi del dolore e della passione” da riuscire ad assumere progressivamente su di sé tutta la sofferenza della giovane che era stata violentata dal nipote. Al termine del film si arriva ad una sovrapposizione piena tra lei e la ragazza. Passo dopo passo, attraverso il suo visitare i luoghi della via crucis della ragazza, Mija entra nella sua pelle e riscatta la vita della ragazza innocente con la sua.

 Gesù ha assunto su di sè tutto l’ingiusto dolore fisico e morale degli uomini perché ogni uomo che soffre potesse in eterno riconoscersi in lui.

La caduta del cappello di Mija (ad opera di un di vento leggero !)nelle stesse acque in cui è scomparsa la ragazza sembra  preannunciarle l’approssimarsi del suo sacrificio, come per Gesù  il suo ingresso trionfale a Gerusalemme gli preannunciò  a breve la sua morte in croce da Re dei Giudei. 

La permanenza di Mija sulle sponde del fiume rappresenta per lei l’equivalente della preghiera di Gesù nell’Orto degli Ulivi; da quell’entrare in contatto col Tutto, entrambi ricevono la determinazione e la forza necessarie per abbandonare tutto e andare fino in fondo nel sacrificio di sè.

Il cane che abbaia potrebbe rappresentare la presenza del male che cerca di far desistere i giusti e vorrebbe farli ritornare sui loro passi… ma che alla fine non prevarrà mai.

Questo farsi carne per condividere, per riabilitare e per liberare chi si ama è di Cristo e Mija entra dentro questa logica di dono estremo e di consegna totale e incondizionata di sé per amore.  

Così  Mija ha accesso alla pienezza alla vita. E non è più importante alla fine sapere che ne sarà davvero di lei; se saranno le acque del fiume vero e proprio o quelle della demenza senile ad oscurarle la vista umana e a toglierle le parole e,” a uno a uno, tutti i verbi”. 

Lei quando scompare ha già conquistato la sola vista e le sole parole che contano: quelle della vita vera che è essere una sola cosa col Tutto. 

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